(articolo tratto da www.motoblog.it)
Raccogliamo con piacere il racconto che ci ha inviato la CR&S e che riguarda il viaggio di Maurizio Primo e della VUN Marathon all’edizione 2011 dell’Elefantentreffen. La moto, la VUN Marathon, è la stessa che nel 2009 ha accompagnato Claudio Zanoni nel periplo dell’Europa da Milano a Verona verso ovest: 18.000 km in 29 giorni non-stop in solitaria.
Prima di passare al racconto di Maurizio Primo qualche informazione sulla moto. La VUN Marathon di proprietà della CR&S differisce dalla VUN standard per le seguenti caratteristiche: serbatoio benzina maggiorato a 16L, batteria spostata sul fianchetto SX perchè il serbatoio maggiorato occupa l’alloggiamento originario della batteria, radiatore acqua singolo sul lato DX by CDR racing, telaietto posteriore reggisella rinforzato per supportare il traliccio portaborse ed il portapacchi, supporti pedane rinforzati, cruscotto con supporto per GPS, parabrezza, borse laterali e borsa serbatoio.
"Salve a tutti, mi chiamo Maurizio, classe 1963, segno dei Gemelli , motociclista amatore da quando avevo 12 anni. E’ vero che a quell’età non avevo ancora il patentino ma mia sorella, più grande di 2 anni, aveva già la Vespa 50. Potete capire quindi che per “puro amore fraterno” (!) e per rassicurare i genitori sulla sicurezza per la loro figliola, gliela consegnavo da guidare solo quando le gomme fossero già ben calde, i freni rodati, la carburazione a posto ecc. Quindi la guidavo il doppio di lei, un fratello perfetto! Solo per la cronaca, sono un papà, un marito, abito sulla Terra (facciamo basta con confini, frontiere e nazionalismi; siamo nel 3° Millenio, giusto? ) e mi occupo di comunicazione, eventi, sponsorizzazioni ecc.
La mia prima moto, proprio mia, un Benelli 50 verde meraviglia con cambio a destra e prima in su, aargh, me la regalò la nonna. Mi diceva di coprirmi bene anche d’estate ma, insomma, una nonna che ti regala il motorino è davvero un mito in controtendenza. Grazie ancora Nene, e un grosso bacio dal tuo masnà (la nonna era di Torino e in dialetto vuol dire un po’ ragazzo e un po’ birbante). La seconda moto, fu il mitico Laverda 125 motore Zundap, cavallo dei miei primi viaggi oltre i 200 km. di distanza, e con il cambio “normale”. Le altre vennero un po’ per volta, insieme ai viaggi di cui uno mitico al Centenario del TT all’isola di Mann nel 2007. Bene. A questo punto la prima domanda è sempre “Ma perché si va all’ Elefanten Treffen” ? La domanda già in sé viene rivolta con un sottile substrato di dubbio di patologia neuronale in chi si accinge a tale viaggio. Risposta. Oggi un robot potrebbe accostare i colori su una tela, anche con una certa armonia, ma solo un animo umano è in grado di sintetizzare il tutto nella parola quadro. E quando si capisce che c’è anche un “tocco in più” , allora lo si chiama magari capolavoro. Lo stesso per questo viaggio in moto, che non è fatto di soli metri da guidare e mete da raggiungere e che l’anima distilla in una emozione continua. Un po’ di freddo, non è l’unico aspetto a dargli quel tocco in più: una preparazione un po’ più curata e creativa rispetto al normale “giretto del week end” , le creazioni antineve dei vari motociclisti che incontri, il sorriso dell’amico sul Brennero che traspare dalla sua visiera semighiacciata, la stellata che ti aspetta al Treffen, su a Turmansbang Solla vicino a Passau, le 5000 moto di tutti i tipi che ti accolgono come se fossi arrivato sulla Luna, il falò che ti scalda e che cuoce il maialino portato fin lì, legato sulla moto, dal tuo amico di Chieti, lo scambio interminabile di cibi italici e ostrogoti con i vicini di tenda come si fosse tutti soldati napoleonici di varia provenienza, e l’interminabile scambio di opinioni motociclistiche insieme a sorsate di birra e sorsetti di grappa, sono solo alcune delle note magiche che compongono la speciale sinfonia di un Elefantentreffen. Un altro aspetto per me molto bello. Al Treffen trovo sempre quasi tutti i modelli di moto che ho avuto in passato. Mi capita magari anche a Novegro dove però le moto hanno l’aria un po’ triste del cagnolino che, nelle gabbia del canile, sospira per trovare un nuovo padrone che gli voglia bene. Parcheggiate sulla neve del Treffen, il Transalp o il CB400N sono invece lì a salutarti e a dirti “Ueh come va, hai visto che hanno portato anche me fin quassù. Ti ricordi quanto ci siamo divertiti insieme un po’ di anni fa? Comunque tranquillo, io mi diverto ancora un sacco e vedo che anche tu, Mauri, non tiri mica mai indietro. Buona strada fratello” . E allora le sorrido e le do una carezza perché so che la sente. Seconda Domanda. Ma perché andare al Treffen con la CR&S Vun. Primo Treffen col Transalp, poi un V-Strom, poi un Varadero, poi due volte col Ducati Multistrada 1000 DS. Bellissimi viaggi, ma mai una volta di queste cinque avevo dormito in tenda. Le ultime due volte volevo già farlo ma per un motivo o per l’altro andò buca ( tipo la rinuncia al viaggio dell’amico che doveva portarla ecc). “2011 si fa in tenda o niente, anche a costo di non averla e di entrare in una di quelle enormi tende da campo militari dei motard teutonici, in cambio magari di caciotta, grana, grappa e porchetta. Si può fare” . A questo punto mi sono anche detto “Ma già che dormo al fresco (non si dice freddo, ché sembra di fare il fenomeno) per farla proprio tutta, non potrei anche andare su con una nuda? E già che ci sono, non potrei provare ad andar su con una nuda un po’ originale, un po’ diversa, magari pazzesca come la … ? ILLUMINAZIONE. Appena mi son detto “pazzesca”, la VUN mi si è presentata alla mente, avvolta in una luce sfolgorante e mi chiamava con la voce sensuale e irresistibile delle Sirene di Ulisse. Pronto, CR&S? C’è Roberto Crepaldi per favore? (meno male che tra saloni della moto e eventi vari, un po’ conosco Roberto , se no chi aveva la faccia di fargli la proposta ?!). Insomma gli ho chiesto se poteva fargli piacere che qualcuno portasse una Vun all’ Elefanten Treffen e in meno di due minuti eravamo già d’accordo su equipaggiamento, gomme da montare e giorno del ritiro. Sono dei grandi alla CR&S, ma lo sapevo. E in più mi avrebbero dato quella che aveva già fatto il giro dell’ Europa, già pronta con borse laterali e perfino le tanichette per la benzina di scorta. Perfetta, sicura e rodata. In quel momento il mio amico Riccardo mi mandava un sms con la conferma che portava la tenda per lui e per me. FATTA Il resto oggi è cronaca ma ancora viva, è come un meraviglioso boccone di cioccolato fondente e rhum rosso, che dura a lungo sul palato anche dopo che l’ hai già mandato giù. E poi ci saranno le foto da guardare e le serate con gli amici di Treffen per parlarne ancora a lungo. Partenza da Milano ore 4,45 del mattino, destinazione Trezzo D’Adda dove alle 5,30 troverò il primo Cavaliere. Temperatura va benissimo, + 3° C, ma l’avviso luminoso sulla Milano Venezia dice “Prevista neve, munirsi di dotazioni invernali”. Normale, è gennaio. Secondo appuntamento con gli altri 5 ad Ala Avio alle 6,30. In 4 vengono da 1000 km fa (Roma, Napoli e Chieti ) e uno da Modena. L’ottavo Cavaliere, di Reggio Emilia, ci raggiunge poco dopo col suo motomezzo che ha già sulle spalle oltre 300.000 km , ma proprio non li dimostra. E nemmeno il Cavaliere. La stazione Adige Est è già colma di altri motociclisti che difficilmente avranno una destinazione diversa. Sono tutti ancora un po’ assonnati nonostante il primo freddo, ma a nessuno sfugge quello strano oggetto rosso e pieno di roba. La Vun comincia subito ad attrarre la curiosità di tutti per il suo fascino esotico-tecnologico. Si prosegue per il Brennero e progressivamente arriviamo a -4° C. Bene, nel 2000 avevamo beccato un -13° C a Bressanone. Il sole ci accoglie mentre stiamo per comprare la Vignetta per l’ Autostrada in Austria e ci accompagna poi fin quasi a destinazione. Passano Innsbruck, poi a destra verso Monaco di Baviera ma visto che la strada è pulita tagliamo per Rosenheim, Wasserburg, Haag in Oberbayern e poi a destra verso est seguendo sempre direzione Passau. Temperatura buona, quasi mai sottozero, strade statali molto belle per il panorama innevato e divertenti da guidare. A Passau si rientra in autostrada, direzione Deggendorf. Non ci si arriva perché si esce prima a Iggensbach e da lì si segue per Zenting e finalmente arriva la svolta a sinistra per Solla. Un paio di km ancora e arriva anche la mitica stradina chiusa al traffico, ma aperta ai soli motociclisti, che ti porta direttamente all’ingresso del campeggio, 55° Elefantentreffen. Ore 17,15. Più che un campeggio sembra il campo base di una legione di Attila, ma nessuno, proprio nessuno, lo vorrebbe diverso da come è. Notte di venerdì nel Treffen, mattina di sabato in giro a veder moto e fare foto, alle 16,30 partenza per Monaco. Su questo tratto becchiamo il freddo vero, un bel -6° di media, e -9° di picco, col sole ormai al tramonto e il vento delle praterie innevate che fa di tutto per infilarsi in ogni pertugio del vestiario che non sia blindato. Comunque non posso rinunciare a fermarmi per la foto della Vun davanti alla centrale nucleare di Landshut. Le punte delle dita ti chiedono di dare gas per arrivare in fretta a Monaco. Anche perché lì ci aspettano pinte di birra e stinchi da concorso, alla birreria più antica della Baviera, la celeberrima HB. Domenica giro per Monaco e un po’di riposo. Anche perché nevica. Lunedì ritorno, Monaco ore 11,00 , Cusago CR&S ore 19,00, tempo splendido, altre stradine inventate per il ritorno e sempre al sole, la Vun che va restituita ma che resterà sicuramente nel cuore, nella mente e nei polsi. Ci vediamo amica mia, grazie. La Vun nasce per gomme da superbike, e poi anche slick, nella versione da pista. Quindi il tassellato vien da dire che non sia il suo mondo e l’Elefantentreffen uno sbaglio di prenotazione al posto del TT a Mann. Però l’avevo già provata in un open-day della CR&S e sapevo quindi come fosse agile, sincera, “pieghevole”ma da rispettare quando la butti giù, davvero leggera e col suo bel Rotax monocilindrico che spinge forte e costante e che canta tra il baritono e il rock-blues. Appunto un monocilindrico. Quindi come sarà con le vibrazioni per 750 Km e una decina di ore di moto? Risposta qualche riga più in giù. Se vai su strade dove puoi trovare la neve, una moto leggera è proprio quella giusta. Se il dietro scappa, metti giù un piede e prova a tener su gli enduroni da 230 e passa kg. Impossibile, e infatti tre dei miei amici sono scivolati sulle strisce di neve portate dal vento in strada. Tutto bene, nulla di rotto nè ossa né carene. Con la Vun invece, bassa e leggera, ho dosato il gas, dimenticato i freni, messo giù lo stivale e in un attimo ero bello dritto sull’ asfalto tornato pulito. E le manovre a moto carica e spenta? Con la Vun bastano sempre due dita per muoverla, anche dentro il campo Treffen dove le stradine sono strette e le manovre non facili per il terreno scivoloso e mezzo ghiacciato. Una nuda d’inverno. Questa era la sfida. Ma la CR&S deve aver cambiato le leggi dell’aerodinamica perché il minimo scudo del faro devia l’aria in su che è un piacere, quindi niente fastidiose pressione d’aria e vortici sulle spalle, se non davvero minimi. La posizione di guida poi è davvero comoda e non ti affatica mai, le pedane sono al posto giusto e la sella, composta da tre parti separate e imbottite, fornisce un ottimo appoggio anche quando ci si sposta un po’ per cambiare posizione e sgranchirsi. Inoltre l’eventuale pioggia o neve resta nelle fessure tra le tre parti imbottite e si elimina in fretta senza bagnarti dove non vorresti. Il motore Rotax Bombardier 650 è noto da tempo, affidabile, instancabile e divertente. Anche qui il progetto è davvero valido perché guidando, le vibrazioni del monocilindrico sono perfettamente smorzate sia su pedane che sul manubrio. Se proprio vuoi sentirle, devi andartele a cercare tu, e ci riesci solo se apri il gas un po’ sottomarcia. Le cinque marce forniscono sempre la velocità di crociera ideale e in Germania, senza Tutor, arrivi tranquillo a 170 Km/h e il telaio ti fa sentire dritto e preciso. Quando poi vai nel misto la voglia di aprire il ginocchio e di buttar giù è proprio tanta e naturale, smorzata solo dal mese di gennaio, da un po’ di carico sulla moto e dal tassellato che comunque si è comportato bene oltre le aspettative. Ma quando gli amici mi restavano un po’ dietro io gli dicevo solo che conoscevo già la strada. Se no mi rubavano la Vun!"
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