lunedì 6 settembre 2010

Shoya Tomizawa



La giornata di ieri, per ogni appassionato di moto, di sport e non solo, è stata tragica e triste, al di là di tutto, della gara, di Misano.. è morto un pilota, un ragazzo di 19 anni e la corsa è continuata ugualmente, non si sa nemmeno l'ora del decesso, qualcuno ha detto alle 14.20 a MotoGP in corso, ma nel dopogara Lorenzo ha detto di averlo saputo prima di partire.. neanche la serietà e la decenza di dire la verità in un occasione simile se non di fermare la gara.. complimenti all'organizzazione di casa nostra, davvero, complimenti.. ma poi il punto non è neanche questo.. si discute sempre sulla sicurezza, anche con le nuove normative del nostro paese, forse anche esagerate, tipo l'obbligo di abbigliamento tecnico sempre e comunque..anche per andare al mare.. e poi negli eventi che sono al vertice del mondo motociclistico a livello mondiale si bada solo a mandare avanti lo show, si fanno correre anche i bambini (vedi Lenz...) e via dicendo.. mah.. ma come siamo messi..?!


Tomizawa ucciso a 19 anni Cade e due moto lo travolgono


di Redazione

A soli sette giorni dall’incidente mortale del tredicenne Peter Lenz, il mondo delle moto si ritrova a dover compiangere un altro pilota, deceduto in circostanze simili durante la gara di Moto2 disputata ieri sul circuito di Misano. Nel corso del dodicesimo giro il giapponese Shoya Tomizawa, mentre era in quarta posizione, è scivolato al «curvone», che si percorre a oltre 200 chilometri all’ora, per poi essere investito dai due piloti che lo seguivano a breve distanza. Sia Alex De Angelis sia Scott Redding non hanno potuto evitare l’incidente: il sanmarinese si è lanciato dalla moto che si è scontrata su Tomizawa mentre il britannico lo ha investito all’altezza del bacino. Mentre la direzione di gara decideva di non esporre la bandiera rossa per interrompere il gran premio, i soccorritori hanno adagiato su una barella il corpo di Tomizawa, che non dava segni di vita. Caricato in ambulanza, dove gli è stata praticata la rianimazione, il pilota è poi stato trasportato all'ospedale di Riccione dove è deceduto alle ore 14.19 a causa dei traumi multipli e delle numerose emorragie interne. Nessuna conseguenza invece per De Angelis e Redding.
Ancora il 5 settembre, ancora Misano, ancora un incidente pauroso. Nel 1993 il campionissimo Wayne Rainey se la cavò, restando però paralizzato agli arti inferiori. Ieri per Tomizawa non c’è stato niente da fare. Così, mentre i piloti della MotoGp ancora ignari della morte del collega iniziavano la propria gara, il paddock si è diviso tra la tristezza di chi non è riuscito a trattenere le lacrime, come il dottor Claudio Costa che ha assistito Tomizawa sino all’ospedale, e i dubbi su un’eventuale carenza di organizzazione dei soccorsi. Tanti addetti ai lavori sono dell’idea che la gara andasse fermata, ipotesi condivisa anche da Valentino Rossi, ma secondo Claudio Macchiagodena, responsabile medico del circuito di Misano «la bandiera rossa non avrebbe dato nessun vantaggio, dal punto di vista medico non sarebbe cambiato nulla. La rianimazione è cominciata in ambulanza, dal punto di vista medico non c’è stato alcun ritardo. La bandiera rossa, anzi, avrebbe comportato un rallentamento». Eppure, nei momenti concitati dell’incidente, un soccorritore è scivolato sulla ghiaia, forse per accelerare le operazioni ma anche preoccupato di mettersi al riparo dalle altre moto che sfrecciavano come nulla fosse accaduto. L’incidente forse riaprirà anche la polemica legata agli iscritti in Moto2 che per stessa opinione dei piloti sono troppi e creano affollamento: ieri al via erano in 38, questo favorisce lo spettacolo ma aumenta i rischi legati alla sicurezza. In merito al problema lo stesso Tomizawa qualche giorno fa aveva risposto così: «Non mi preoccupo degli altri, penso solo a me stesso».
Nato a Chiba, città a sudest di Tokyo, il 10 dicembre del 1990, Tomizawa ha sempre avuto il pallino delle due ruote tanto da salire sulla prima minimoto a soli 3 anni. A 15 aveva debuttato nel campionato giapponese con l’obiettivo di approdare, prima o poi, nel motomondiale. Il sogno si avvera nel 2006 quando partecipa al Gp del Giappone in 125 con una wild card, esperienza ripetuta anche nei due anni successivi (in 250 nel 2008). L'anno scorso aveva chiuso 17° in classifica con 32 punti gareggiando con la scuderia Cip Moto, motorizzata Honda. Questa doveva essere la stagione della maturità e infatti in Moto2 aveva esordito col botto, con la vittoria in Qatar (festeggiata sul podio ad occhi sgranati come a dire «Incredibile») e il secondo posto in Spagna, e tante altre buone prestazioni. Sino all’incidente di ieri, che però non cancellerà mai il sorriso, le risate e l’allegria con cui lo ricordano i colleghi.

(da Il Giornale.it)

4 commenti:

  1. Davvero... In merito all'organizzazione, han fatto veramente pena. Se io fossi stato nei piloti, avrei boicottato. E fanculo sponsor e lobby di merda: si tratta di una persona, zio cane!!!! Per quanto riguarda la sicurezza beh, li rambo c'era poco da fare: ha avuto la triplice sfiga di 1) cadere sulla pista e non uscire nella via di fuga 2) beccarsi la prima moto quasi in faccia 3) beccarsi l'altra moto in pieno sul bacino... e tutte ai 250 km all'ora!!! Veramente sfiga... Pace all'anima sua, nipponico centauro.
    Omar

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  2. Si, in una caduta che finisce in quel modo la sfiga c'è sempre.. e in ogni caso abbiamo avuto, x l'ennesima volta, la palese dimostrazione che contano solo i soldi negli sport di vertice..

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  3. Ciao Gabri; che brutta notizia la morte di Tomizawa, fra l'altro sembra che la sfortuna continui a colpire piloti giapponesi veloci e vincenti.
    in questi giorni ho letto tanto, forse troppo riguardo a questa terribile morte.
    Ho lavorato al mondiale Superbike, al supersport e altre competizioni, e per il primo anno non sono andato a vedere la motogp. Conosco bene i colleghi che hanno soccorso Tomizawa e Redding, sono professionisti veri, come la situazione impone che sia.
    Concordo che al di là dell'incidente, l'indecenza è stata proseguire la gara moto2, correre la GP e festeggiare sul podio (senza champagne hostess, pensa che sacrificio). Shoya non è morto a quell'ora e nemmeno a Riccione, e questo, chi era li, giornalisti e organizzatori compresi, lo sa bene. Purtroppo il motomondiale (grazie a o "per colpa di" Vale) è diventato un mega business fatto di sponsor, diritti televisivi, di costo allucinanti e lo spettacolo deve continuare qualunque costo, perchè è il business che comanda, non i valori sportivi, ne quelli umani.
    E' triste ma è così.
    Un saluto
    TEO

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  4. ciao teo, hai ragione.. che lo sport di livello ormai sia solo una questione economica ormai è cosa nota e risaputa ma il brutto, lo schifo, è che qua ormai non frega niente a nessuno nemmeno della vita umana.. cazzo, muore un pilota, dio bo, ferma tutto, zitti e a casa! Ma che scherziamo.. ma come siamo messi..? E invece via, avanti con lo show, le gare e le premiazioni.. io sono un grande appassionato di moto in genere, come sai, e vivo la mia vita sempre su due ruote, appena posso.. ma questi atteggiamenti mi fanno vomitare, davvero.. a presto, tieniti aggiornato su motoraduni ed eventi nella colonna qui di fianco, mi raccomando..! un lampeggio, ciao, g

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