La recente ‘Art Of Custom 2012‘, organizzata a Miami da Harley-Davidson, ci ha anche dato la possibilità di scambiare alcune battute con un relatore d’eccezione: nientemeno che il mitico Willie G. Davidson. Per i grandi appassionati della casa di Milwaukee questo carismatico personaggio non ha certo bisogno di presentazioni, ma a beneficio di coloro non troppo familiari con le vicende H-D ricordiamo brevemente che ‘Willie G’ é uno dei personaggi chiave della storia di questo marchio: tra i responsabili dell’inconfondibile design delle moto di Milwaukee sin dal 1963, nel 1981 si mise a capo di una cordata di imprenditori per rilevare il marchio - ormai sull’orlo della bancarotta - dal gruppo AMF, salvandolo dal fallimento e poi rilanciandolo fino ai fasti dei giorni nostri. Oggi ‘Willie G’ é Senior Vice President & Chief Styling Officer del marchio di Milwaukee. Tra le altre cose, é lui a spiegarci perchè l’incontro di quest’anno ha come filo conduttore l’arte della ‘customizzazione’.
“Arte ed Harley-Davidson sono sempre andate a braccetto - spiega - e nel corso degli anni sia le motociclette che il mondo dell’arte hanno rappresentato una grossa parte della mia vita. Sin da piccolo mi piaceva disegnare, e disegnavo sempre moto custom. Quindi, una volta cresciuto, mi cercai una scuola che potesse insegnarmi ad usare questo mio talento, trovandola nell’ Art Center College of Design di Los Angeles, da dove sono usciti nel corso degli anni diversi grossi nomi del design automobilistico. Una volta laureato passai un pò di tempo nell’industria automobilistica, prima di entrare in Harley-Davidson nel 1963. Posso quindi affermare di aver passato diversi anni nel mondo del design, e il mio pensiero é che Harley-Davidson é sinonimo di arte.”
Avvicinandosi a una nuovissima Sporter Seventy-Two, Willie G. ci spiega come ad esempio il suo telaio può essere visto come quello di una bicicletta, dentro il quale la forma del V-Twin si integra alla perfezione e in modo proporzionato, facendola diventare una macchina bellissima.
“La ‘proporzione‘ per me é un elemento chiave - continua - I nostri motori sono esposti alla vista perchè noi li riteniamo dei gioielli, dotati di una bellezza funzionale. Si tratta di arte meccanica, e il non volerli coprire o nascondere fà semplicemente parte della nostra filosofia. Prestiamo molta attenzione all’aspetto esterno del motore, ed é nostro compito assicurarsi che sia rifinito nel miglior modo possibile. Per me é una forma di scultura - dice indicando il motore della Seventy-Two - potrei anche metterlo in salotto e starmene lì tutto il giorno a guardarlo.”
Willie G. riconosce che il motore a vista é una delle caratteristiche chiave del design e dello stile Harely-Davidson, ma non l’unica: “Questo tipo di motore a vista é diventato una specie di carattere distintivo del nostro marchio, che ci rende riconoscibili. E la stessa cosa si può dire del ’sound’ delle nostre moto. ‘Look‘, ‘Sound‘ e ‘Feel‘ (’aspetto’, ’suono’ e la ’sensazione’ che la moto genera) sono le tre parole a cui facciamo costantemente riferimento nel nostro Dipartimento Design.”
“Il Dipartimento Design di Halrey-Davidson é composto da 20 persone, e sono tutti artisti: designers, inventori, fotografi, customizzatori, decoratori. Per tutti noi arte e moto sono una cosa unica: le nostre menti si trovano in una dimensione fatta di bellezza estetica e meccanica, e per questo sono contento di essere quì a questa esposizione. E’ un discorso che riguarda anche la mia famiglia: mia figlia Karen disegna tutti gli abiti della nostra linea di abbigliamento e mio figlio Bill si occupa del museo Harley-Davidson. Siamo tutti coinvolti nella storia di questo grande marchio. Harley-Davidson per me è stata un’esperienza bellissima, e sono certo che continuerà ad esserlo.”
Interrogato sull’eventualità di un possibile futuro ‘elettrico’ per il glorioso marchio americano - ed in particolare se sia possibile ipotizzare l’esistenza di una Harley senza l’iconico motore bicilindrico - Willy G non ha affatto escluso questa eventualità: ” I tempi per un simile discorso sono senza dubbio prematuri adesso, ma non mi sento di dire che è una cosa che non succederà mai. Ci sono cose che non è possibile prevedere, e magari in futuro ci saranno scenari che ci faranno prendere una simile ipotesi in considerazione, ma per il breve periodo rimane comunque solo un’ipotesi.”
A chi gli chiede come sia stato crescere nella famiglia Davidson, Willie G risponde con un aneddoto: “Mio padre era un grande ‘rider’, guidava la moto tutti i giorni. In Winsconsin nevica spesso, ma lui guidava anche d’inverno, con il sidecar. Da bambino per me la cosa più eccitante della giornata era sentire il rombo di quel V-Twin quando entrava in garage, per poi vedere mio padre scrollarsi la neve di dosso e dal sidecar. Se facevo il bravo, mio padre mi portava a vedere le gare delle Harley-Davidson nel dirt-track, e quei piloti divennero ben presto i miei eroi. In un certo senso, lo sono ancora adesso.”
(da http://www.motoblog.it)
“Arte ed Harley-Davidson sono sempre andate a braccetto - spiega - e nel corso degli anni sia le motociclette che il mondo dell’arte hanno rappresentato una grossa parte della mia vita. Sin da piccolo mi piaceva disegnare, e disegnavo sempre moto custom. Quindi, una volta cresciuto, mi cercai una scuola che potesse insegnarmi ad usare questo mio talento, trovandola nell’ Art Center College of Design di Los Angeles, da dove sono usciti nel corso degli anni diversi grossi nomi del design automobilistico. Una volta laureato passai un pò di tempo nell’industria automobilistica, prima di entrare in Harley-Davidson nel 1963. Posso quindi affermare di aver passato diversi anni nel mondo del design, e il mio pensiero é che Harley-Davidson é sinonimo di arte.”
Avvicinandosi a una nuovissima Sporter Seventy-Two, Willie G. ci spiega come ad esempio il suo telaio può essere visto come quello di una bicicletta, dentro il quale la forma del V-Twin si integra alla perfezione e in modo proporzionato, facendola diventare una macchina bellissima.
“La ‘proporzione‘ per me é un elemento chiave - continua - I nostri motori sono esposti alla vista perchè noi li riteniamo dei gioielli, dotati di una bellezza funzionale. Si tratta di arte meccanica, e il non volerli coprire o nascondere fà semplicemente parte della nostra filosofia. Prestiamo molta attenzione all’aspetto esterno del motore, ed é nostro compito assicurarsi che sia rifinito nel miglior modo possibile. Per me é una forma di scultura - dice indicando il motore della Seventy-Two - potrei anche metterlo in salotto e starmene lì tutto il giorno a guardarlo.”
Willie G. riconosce che il motore a vista é una delle caratteristiche chiave del design e dello stile Harely-Davidson, ma non l’unica: “Questo tipo di motore a vista é diventato una specie di carattere distintivo del nostro marchio, che ci rende riconoscibili. E la stessa cosa si può dire del ’sound’ delle nostre moto. ‘Look‘, ‘Sound‘ e ‘Feel‘ (’aspetto’, ’suono’ e la ’sensazione’ che la moto genera) sono le tre parole a cui facciamo costantemente riferimento nel nostro Dipartimento Design.”
“Il Dipartimento Design di Halrey-Davidson é composto da 20 persone, e sono tutti artisti: designers, inventori, fotografi, customizzatori, decoratori. Per tutti noi arte e moto sono una cosa unica: le nostre menti si trovano in una dimensione fatta di bellezza estetica e meccanica, e per questo sono contento di essere quì a questa esposizione. E’ un discorso che riguarda anche la mia famiglia: mia figlia Karen disegna tutti gli abiti della nostra linea di abbigliamento e mio figlio Bill si occupa del museo Harley-Davidson. Siamo tutti coinvolti nella storia di questo grande marchio. Harley-Davidson per me è stata un’esperienza bellissima, e sono certo che continuerà ad esserlo.”
Interrogato sull’eventualità di un possibile futuro ‘elettrico’ per il glorioso marchio americano - ed in particolare se sia possibile ipotizzare l’esistenza di una Harley senza l’iconico motore bicilindrico - Willy G non ha affatto escluso questa eventualità: ” I tempi per un simile discorso sono senza dubbio prematuri adesso, ma non mi sento di dire che è una cosa che non succederà mai. Ci sono cose che non è possibile prevedere, e magari in futuro ci saranno scenari che ci faranno prendere una simile ipotesi in considerazione, ma per il breve periodo rimane comunque solo un’ipotesi.”
A chi gli chiede come sia stato crescere nella famiglia Davidson, Willie G risponde con un aneddoto: “Mio padre era un grande ‘rider’, guidava la moto tutti i giorni. In Winsconsin nevica spesso, ma lui guidava anche d’inverno, con il sidecar. Da bambino per me la cosa più eccitante della giornata era sentire il rombo di quel V-Twin quando entrava in garage, per poi vedere mio padre scrollarsi la neve di dosso e dal sidecar. Se facevo il bravo, mio padre mi portava a vedere le gare delle Harley-Davidson nel dirt-track, e quei piloti divennero ben presto i miei eroi. In un certo senso, lo sono ancora adesso.”
(da http://www.motoblog.it)
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