La custom è stata ritrovata dopo aver navigato nell'Oceano per oltre 8.000 chilometri
MILANO- Diventerà un monumento alle vittime dello tsunami giapponesi, l'Harley Davidson che per un anno ha «navigato» in balia delle correnti raggiungendo dal Sol Levante le spiagge dello British Columbia, in Canada. Più di 8.000 chilometri. Così ha voluto il suo legittimo proprietario, Ikuo Yokoyama, 29 anni che su quella moto non è mai potuto montare in sella a causa della terribile catastrofe naturale che ha colpito il suo paese.
UNA STORIA DA FILM-Ora la Harley FXSTB Softail Night Train sarà esposta nel museo di Milwaukee nelle stesse condizioni in cui è stata ritrovata: abbastanza integra nelle forme, ma pesantemente danneggiata dalla ruggine e dall'impatto con gli scogli. A trovarla a fine aprile su una remota spiaggia nell'isola di Graham è stato un abitante del posto, Peter Mark: dopo aver notato la targa giapponese ancora leggibile, ha capito subito che l'Harley - come tanti altri oggetti spinti sulle stesse coste dalla forza del mare- veniva dall'altra parte del Pacifico. Ma come ha fatto una moto che pesa 300 kg a non affondare? A salvarla è stata il container di legno dentro il quale era stipata. Così dal Canada, dopo averla caricata su di un pick-up, si è risaliti a Yokohama, il ragazzo giapponese che l'aveva comprata. Che nel sisma ha perso la sua casa ed è stato costretto a trasferirsi nella prefettura di Miyagi. Guai enormi. Perciò riavere la sua Harley, peraltro inutilizzabile, non gli interessava. Nonostante le numerose offerte arrivate via web da harleysti da tutto il Giappone che gli offrivano persino aiuto economico per ripararla. Yokohama, invece, esprime un solo desiderio: che la moto venga conservata nel museo della casa di Milwaukee per ricordare quel funesto 11 marzo 2011 in cui persero la vita più di 15 mila persone. «E' sorprendente che la mia moto sia stata ritrovata in Canada dopo più di un anno», commenta, «voglio ringraziare Peter e mi dispiace non potergli far visita per esprimere di persona la mia gratitudine. Non appena le cose si saranno sistemate volerò in America per farlo e per rivedere la mia Harley».
(da http://motori.corriere.it/motori/dueruote/)
MILANO- Diventerà un monumento alle vittime dello tsunami giapponesi, l'Harley Davidson che per un anno ha «navigato» in balia delle correnti raggiungendo dal Sol Levante le spiagge dello British Columbia, in Canada. Più di 8.000 chilometri. Così ha voluto il suo legittimo proprietario, Ikuo Yokoyama, 29 anni che su quella moto non è mai potuto montare in sella a causa della terribile catastrofe naturale che ha colpito il suo paese.
UNA STORIA DA FILM-Ora la Harley FXSTB Softail Night Train sarà esposta nel museo di Milwaukee nelle stesse condizioni in cui è stata ritrovata: abbastanza integra nelle forme, ma pesantemente danneggiata dalla ruggine e dall'impatto con gli scogli. A trovarla a fine aprile su una remota spiaggia nell'isola di Graham è stato un abitante del posto, Peter Mark: dopo aver notato la targa giapponese ancora leggibile, ha capito subito che l'Harley - come tanti altri oggetti spinti sulle stesse coste dalla forza del mare- veniva dall'altra parte del Pacifico. Ma come ha fatto una moto che pesa 300 kg a non affondare? A salvarla è stata il container di legno dentro il quale era stipata. Così dal Canada, dopo averla caricata su di un pick-up, si è risaliti a Yokohama, il ragazzo giapponese che l'aveva comprata. Che nel sisma ha perso la sua casa ed è stato costretto a trasferirsi nella prefettura di Miyagi. Guai enormi. Perciò riavere la sua Harley, peraltro inutilizzabile, non gli interessava. Nonostante le numerose offerte arrivate via web da harleysti da tutto il Giappone che gli offrivano persino aiuto economico per ripararla. Yokohama, invece, esprime un solo desiderio: che la moto venga conservata nel museo della casa di Milwaukee per ricordare quel funesto 11 marzo 2011 in cui persero la vita più di 15 mila persone. «E' sorprendente che la mia moto sia stata ritrovata in Canada dopo più di un anno», commenta, «voglio ringraziare Peter e mi dispiace non potergli far visita per esprimere di persona la mia gratitudine. Non appena le cose si saranno sistemate volerò in America per farlo e per rivedere la mia Harley».
(da http://motori.corriere.it/motori/dueruote/)
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