Il cubano, amico di Che Guevara, autore del libro da cui è stato tratto il film "Diari della motocicletta" si racconta
Giovane a 85 anni. Nonostante i visibili segni del tempo basta ascoltarlo per trovarsi di fronte un ragazzo pieno di speranze e sogni che ha ancora tanto da dare. Alberto Granado, classe 1922, è stato uno dei più cari amici di Ernesto Che Guevara, con lui ha condiviso su una vecchia motocicletta -la Poderosa- un viaggio che li ha portati a contatto con la miseria, le malattie, le ingiustizie sociali, risvegliando le coscienze e spingendoli ad agire per cambiare il sistema. Di sogni si parla con Granado, che, inseguendone uno, nel 1962 decise di lasciare il posto ben retribuito di ricercatore all'Università di Caracas per alimentare con il suo apporto la costruzione della Rivoluzione in terra cubana. Abbiamo incontrato Granado in occasione dell'inaugurazione della mostra sul Che, alla Casa Giacobbe di Magenta.
Cosa sogna Alberto Granado? E che rapporto può intercorrere fra sogno e rivoluzione?
"Sogno un mondo più giusto, senza ineguaglianze sociali, dove vi sia libertà di parola, libertà nell'essere, libertà nei diritti. La rivoluzione si fa con i sogni, sì, ma l'obiettivo per me è sempre stato quello di realizzarli, evitando di rimanere troppo idealista. Il vero rivoluzionario è colui che possiede l'abilità di trasformare i sogni in cose utili. Mi rendo conto di aver sempre sognato cose impossibili, ma non mi ha mai importato che mi dessero del pazzo. Noto ancora oggi che la società tenda a rifiutare l'utopia, piuttosto che alimentarla. Il mondo è di frequente schiavo dei meccanismi economici, del denaro, della materialità. Ripongo molta fiducia nei giovani: sono stati il cuore pulsante del progetto rivoluzionario, lo sono ancora oggi. Spesso ho avuto la fortuna di vedere la vita superare i miei sogni, fino all'ultimo. Mi capita di avere paura di svegliarmi da un grande sogno..."
Che cosa le manca di più, oggi, di Ernesto Che Guevara? Ci sono stati contrasti con lui? Quale era il suo principale difetto?
"Non ho mai avuto veri e propri contrasti con il Che. La sua intransigenza, la sua fermezza negli ideali, la sua coerenza nel portare avanti il suo progetto rivoluzionario nonostante tutto e tutti, non hanno mai rappresentato un limite nel nostro rapporto, ma, anzi, una risorsa, una ricchezza. Forse, è vero, la sua intransigenza rivoluzionaria paradossalmente lo frenava, quando si trovava di fronte a un codardo: era quasi intimidito, lui, abituato sempre fare e dire quello che gli passava per la testa, non curandosi dei rischi cui andava incontro. Ma non ne voglio fare un eroe o un mito. Ciò comporterebbe lo sminuire di un progetto rivoluzionario, legato non solo a una persona, ma a un intero popolo."
Come è la Cuba di oggi?
"Cuba, nonostante l'embargo per opera degli Stati Uniti, resiste con forza e dignità. La mortalità infantile è più bassa persino degli stessi Usa, Avana ha un centro farmacologico che ha prodotto studi di primaria importanza -e relativi farmaci- contro l'infarto, malattie alla retina e sclerosi multipla. Il sistema universitario, cui accedono migliaia di studenti da tutto il mondo è in ottima salute. Cuba è uno dei paesi con la più alta percentuale di laureati, i medici e luminari cubani prestano servizio a molti paesi sudamericani, molte case sono dotate di pannelli fotovoltaici in grado di sfruttare le energie alternative. Inoltre vi è un maestro ogni venti bambini, anche nelle località più isolate e due canali con contenuti esclusivamente culturali attivi 24 ore su 24."
E cosa ne pensa della commercializzazione dell'immagine del Che?
"Inizialmente avevo un po' di ritrosia, ma, in effetti, meglio far soldi vendendo magliette, camicie e cartoline di un uomo che ha fatto la rivoluzione e ha cambiato il mondo, piuttosto che commerciando armi o petrolio. Inoltre penso che il Che sarebbe solo contento di vedere una sua maglietta indossata da una bella ragazza!"
L'emozione è tanta, il carisma di Alberto è trascinante, la grinta è più unica che rara. Si è intervistato un pezzo importante della storia.
(articolo tratto da /www.milanodabere.it)
Giovane a 85 anni. Nonostante i visibili segni del tempo basta ascoltarlo per trovarsi di fronte un ragazzo pieno di speranze e sogni che ha ancora tanto da dare. Alberto Granado, classe 1922, è stato uno dei più cari amici di Ernesto Che Guevara, con lui ha condiviso su una vecchia motocicletta -la Poderosa- un viaggio che li ha portati a contatto con la miseria, le malattie, le ingiustizie sociali, risvegliando le coscienze e spingendoli ad agire per cambiare il sistema. Di sogni si parla con Granado, che, inseguendone uno, nel 1962 decise di lasciare il posto ben retribuito di ricercatore all'Università di Caracas per alimentare con il suo apporto la costruzione della Rivoluzione in terra cubana. Abbiamo incontrato Granado in occasione dell'inaugurazione della mostra sul Che, alla Casa Giacobbe di Magenta.
Cosa sogna Alberto Granado? E che rapporto può intercorrere fra sogno e rivoluzione?
"Sogno un mondo più giusto, senza ineguaglianze sociali, dove vi sia libertà di parola, libertà nell'essere, libertà nei diritti. La rivoluzione si fa con i sogni, sì, ma l'obiettivo per me è sempre stato quello di realizzarli, evitando di rimanere troppo idealista. Il vero rivoluzionario è colui che possiede l'abilità di trasformare i sogni in cose utili. Mi rendo conto di aver sempre sognato cose impossibili, ma non mi ha mai importato che mi dessero del pazzo. Noto ancora oggi che la società tenda a rifiutare l'utopia, piuttosto che alimentarla. Il mondo è di frequente schiavo dei meccanismi economici, del denaro, della materialità. Ripongo molta fiducia nei giovani: sono stati il cuore pulsante del progetto rivoluzionario, lo sono ancora oggi. Spesso ho avuto la fortuna di vedere la vita superare i miei sogni, fino all'ultimo. Mi capita di avere paura di svegliarmi da un grande sogno..."
Che cosa le manca di più, oggi, di Ernesto Che Guevara? Ci sono stati contrasti con lui? Quale era il suo principale difetto?
"Non ho mai avuto veri e propri contrasti con il Che. La sua intransigenza, la sua fermezza negli ideali, la sua coerenza nel portare avanti il suo progetto rivoluzionario nonostante tutto e tutti, non hanno mai rappresentato un limite nel nostro rapporto, ma, anzi, una risorsa, una ricchezza. Forse, è vero, la sua intransigenza rivoluzionaria paradossalmente lo frenava, quando si trovava di fronte a un codardo: era quasi intimidito, lui, abituato sempre fare e dire quello che gli passava per la testa, non curandosi dei rischi cui andava incontro. Ma non ne voglio fare un eroe o un mito. Ciò comporterebbe lo sminuire di un progetto rivoluzionario, legato non solo a una persona, ma a un intero popolo."
Come è la Cuba di oggi?
"Cuba, nonostante l'embargo per opera degli Stati Uniti, resiste con forza e dignità. La mortalità infantile è più bassa persino degli stessi Usa, Avana ha un centro farmacologico che ha prodotto studi di primaria importanza -e relativi farmaci- contro l'infarto, malattie alla retina e sclerosi multipla. Il sistema universitario, cui accedono migliaia di studenti da tutto il mondo è in ottima salute. Cuba è uno dei paesi con la più alta percentuale di laureati, i medici e luminari cubani prestano servizio a molti paesi sudamericani, molte case sono dotate di pannelli fotovoltaici in grado di sfruttare le energie alternative. Inoltre vi è un maestro ogni venti bambini, anche nelle località più isolate e due canali con contenuti esclusivamente culturali attivi 24 ore su 24."
E cosa ne pensa della commercializzazione dell'immagine del Che?
"Inizialmente avevo un po' di ritrosia, ma, in effetti, meglio far soldi vendendo magliette, camicie e cartoline di un uomo che ha fatto la rivoluzione e ha cambiato il mondo, piuttosto che commerciando armi o petrolio. Inoltre penso che il Che sarebbe solo contento di vedere una sua maglietta indossata da una bella ragazza!"
L'emozione è tanta, il carisma di Alberto è trascinante, la grinta è più unica che rara. Si è intervistato un pezzo importante della storia.
(articolo tratto da /www.milanodabere.it)
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